Vai al contenuto

Ombre di città

di Andrea Abruzzese

Omicidio della via

Nella notte echeggiava un’ombra
gravata da un inverno pesante,
l’anima così sporca
che candeggina non potrà mai lavare.
Incontrò un make-up appariscente
tacchi-su e giù, sull’asfalto, a consumare;
vestitino di vento, calze di seta.
Le chiese se avesse un po’ di ticchettii
e qualcosa che facesse primavera.
Lei rispose: “Per carta frusciante
dono cosa che sboccia come rosa.”
Ma l’ombra aveva nella giacca un omissis
lucente, freddo e tagliente.
L’alba si svegliò blu lampeggiante,
cristallizzato dalla brina,
un fiore in rigor mortis.

Esistenza di strada

Nel mezzo di una strada che non la vede,
una statua di rughe senza speranze
chiede qualcosa per mangiare…
così, sottovoce per non disturbare.
Una timidezza bambina
tra fili-esperienze di vita.
Con negli occhi tutto il cielo
di nuvole e sole, di lune e stelle,
graffiati da lampi di tempesta
che la fanno tremare.
Curvata da solitudine-tagliola
offre palmo solcato da linee-vicoli ciechi,
colonne sonore-tacchi e i loro echi.
E dopo suonante moneta,
dona la sua sofferenza senza lacrime,
con innocente sorriso-angoli di sopravvivenza
per tornare a essere scultura di cemento e ombra
scolpita da evoluta indifferenza.

Grigiume

Nelle vie scorrono,
come automi-segugi del tempo perduto,
tetre e inespressive
esistenze-ragnatele di se e di ma.
Paralizzate in economie-paure
di ciò che si è perso,
confinando negli angoli remoti della mente
ciò che non si è guadagnato.
E sperperano sogni-moribondi
accatastati nelle borse sotto gli occhi,
di complessi e solitudini-padroni di false perfezioni
e contratti-catene di abitudini nuziali,
non godendo delle imperfette bellezze dell’essere
e delle libertà dell’esistere.

Andrea Abruzzese

Andrea Abruzzese nasce a Foggia il 27/04/1989.
Si avventura nelle vie della città, attraverso il cigolio dei tacchi e gli occhi consumati della gente, adattando una colonna sonora nella mente-jukebox…A piedi rigorosamente.