di Fabrizio Sani

Mi dicevi che dorme: “Che dorme c’è un uomo”,
come fosse un testimone, mi dicevi: “C’è un uomo”.
Il cielo ci aveva seguito,
era dentro con noi;
molto in basso diceva: “Ovunque andrete, verrò”.
Lo reggevi con le mani,
incominciavi a prenderti cura di me.
Come ero stretto là dentro,
in quel tempo di iuta
prima di fare l’amore.
Le porte si chiudevano davanti a noi
lasciando un solco sottile –
ancora più stretto degli occhi tuoi addormentarsi –
sbucava solo un colore
di un uomo che dorme.
“Guarda ancora di qua”,
ti chiedevano i miei esseri umani.
“Ovunque andrai, verrò”,
ti dicevano quei pochi istanti
davanti a un uomo che dorme,
incisi sullo specchio dell’ascensore:
l’immagine di me e di te
che reggi il cielo e guardi un uomo, sta.

Fabrizio Sani nasce in provincia di Arezzo e vive a Bologna. Laureato in Editoria e Scrittura presso l’università La Sapienza, collabora con case editrici, riviste e agenzie letterarie. Ha pubblicato due raccolte di poesie: Si innamoravano tutti di me e io del loro amore (SuiGeneris, 2018) e Il contrario di abitare (I Quaderni del Bardo, 2022) e un saggio geopolitico, Camminare rasente al muro (Edizioni Malamente, 2023). Dal 2022, assieme al musicista Marco Nardone e alla pittrice Anita Zanetti, porta in scena uno spettacolo che ha scritto dal titolo Lessico della mancanza.