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Città vuota – Ludovica Ciocca

PARIGI

La guardavo dal balcone, fumando una sigaretta, quella città che forse non era abituata a fermarsi, almeno non da un giorno all’altro, pensando che forse, mai come ora, cercava di comunicarmi se stessa: Parigi.
Lei è stata per me un disarmante primo amore. Quel genere di rapporto di dipendenza univoca e consapevole che fa di me nient’altro che un’ insignificante pedina nel suo esteso e complesso campo da gioco. Non c’è modo di piegare la sua indifferenza, non esiste pietà nelle sue maniere. La violenza delle bestie di ferro che percorrono, insaziabili, le sue viscere; gli avanzi dei banchetti a base di eroina e crack, come decori all’ingresso della metro; la totale mancanza di armonia nei suoni, è, per definizione, la sua colonna sonora.
Le sfumature di colore, che seguono le stagioni; gli odori pungenti, mischiati alle infinite lingue che senti scivolarti addosso; l’arroganza degli sguardi che vanno oltre alla parola e dicono tutto, nel bene e nel male.
E poi la frenesia instancabile delle anime che si riversano nei boulevards, di giorno come di notte, alla ricerca di un nuovo delirio, alla ricerca di un modo per allontanarsi dalla follia che impregna la città, senza uscire dalla stessa. Le luci, così sfavillanti da farti dimenticare che esiste ancora un cielo sopra la tua testa.
L’ipocrisia dei borghesi il cui unico credo è allontanare la sporcizia, per far brillare i quartieri perbene. Le mille facce della lingua, che ruba dall’arabo e ne fa gergo di strada. Non poteva chiamarsi altrimenti: Paris è scommessa, una scommessa che fai su te stesso, il cui scopo è decifrare le regole del gioco, senza essere inghiottito dal bordello che è l’essenza di quest’ammasso di materia inanimata. E il suo perfetto disordine è efficace per arrivare a comprendere che, in fin dei conti, non la conoscerai mai davvero, e proprio per questo, non ti resta che amarla eternamente, nel rumore e nel silenzio.

Ludovica Ciocca, nata a Torino il 21 novembre 1999. Al termine degli studi svoltesi al liceo scientifico “N. Copernico” di Udine, parte per Parigi col fine d’imparare la lingua; l’esperienza di un ambiente tanto multiforme la spinge, l’anno seguente, a restare in Francia per cominciare il suo percorso di studi universitari alla Sorbona, facoltà di Scienze Sociali.