di Celeste Bozzetto
Mi accoccolo sul tetto del palazzo, una leggera brezza estiva mi accarezza portando al mio naso l’odore dell’aria frizzante di maggio. Sopra di me mille stelle fanno capolino e si mischiano ai bagliori delle finestre. Vedo la palazzina di fronte, le finestre diventano piccoli teatri con innumerevoli spettacoli al loro interno. Al terzo piano ci sono i canuti coniugi Ricchetti che, tenendosi teneramente per mano, leggono “Il Foglio” e “La Repubblica” alla luce della lampada da esterno, nascosta tra le foglie dell’edera, mentre il loro fedele Berlinguer dorme profondamente ai loro piedi; di tanto in tanto si sorridono silenziosamente poiché a loro le parole non servono più, dopo 60 anni insieme se le sono dette tutte e ormai basta solo uno sguardo per condividere un pensiero.
Nella finestra accanto c’è Carlotta con i capelli bagnati avvolti in un asciugamano ed un altro piuttosto corto che le copre il corpo statuario. Discute al telefono con un’amica dell’ultima conquista del sabato sera, mentre si sistema lo smalto. La sua testa già vola spensierata alla serata che l’attende, lontana dai libri di diritto privato dove invece vorrebbe vederla il padre.
Di sotto invece c’è Paolo che annaffia le piante fischiettando un motivetto allegro: probabilmente avrà ottenuto la tanta agognata promozione in ufficio. Nella finestra a fianco la giovane moglie Claudia sta mettendo a letto due bambini, affamati di storie della buonanotte. Si sporge sul cornicione per lanciare un bacio al marito che lo accoglie con un sorriso. In quello sguardo ricolmo di stanchezza da fine giornata si donano tutto l’amore di una famiglia alle prime armi; si dedicano qualche istante di intimità, promettendosi affetto tra le pareti di quell’appartamento che è passato dall’essere un luogo di passione a nido familiare.
Una scia di fumo porta i miei occhi a posarsi sul sigaro dell’ingegner Morazzi che, con il panciotto aperto, si gode il venticello sul terrazzino, senza dimenticare di allungare l’occhio verso la finestra di Carlotta. Annuisce intanto all’allegro gracchiare della moglie sul pesce comprato quel giorno in pescheria.
Al quinto piano la finestra della camera di Allegra è illuminata dalla luce della abat-jour mentre tutto il resto della casa è spento. Probabilmente i suoi genitori sono a quel convegno odontoiatrico fuori città. Attraverso le tende in lino bianco si intravedono due sagome avvinghiate, voraci di nuove esperienze e con il sapore di passione sulle labbra, guidate dalle pulsioni giovanili si amalgamo l’una nell’altra fino a diventare una perfetta composizione fatta di timidezza e avventatezza giovanile.
Mentre osservo quella sinfonia di personalità, sento una voce nota provenire dal quarto piano: ”Tiberio? Tiberio dove sei?”, così saltello per i muri e plano tra le braccia di Martina, facendo le fusa e desideroso della mia razione quotidiana di coccole e croccantini.
Celeste Bozzetto nasce a Udine nel 1999. Si diploma al Liceo Scientifico “G. Marinelli” durante il quale ha scritto per il giornale scolastico “Preludio”. Frequenta la facoltà di economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.