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De Lira – Parte 4

di Letizia Rigotto

Quando ho iniziato quella che poi è diventata la rubrica “DE LIRA”, lo ammetto, avevo bevuto un paio di bicchieri di vino, e soprattutto avrei voluto scrivere altro, magari di un po’ più serio.

L’intenzione di fare un raccontino ben fatto c’era tutta, ma poi, capendo che il mio sistema nervoso era in realtà ben rilassato, ho lasciato che si esprimesse liberamente, senza seguire un filo logico, ed è venuta fuori una cosa carina, senza neanche troppi sforzi.

Il punto è che una cosa del genere viene bene la prima volta, benino la seconda, diciamo che la facciamo passare anche alla terza, ma la quarta è una tragedia.

Giovani, insomma, io non so più che cazzo dirvi, veramente, e la cosa è anche abbastanza ironica. Non so più cosa scrivere sul non saper cosa scrivere! Non so più fare neanche quella che non sa fare niente, quindi mi sono venute alla mente le parole che un uomo molto saggio disse una volta: “Chi non sa fare insegna, e chi non sa insegnare, insegna ginnastica”, quindi, invece di lamentarmi di quello che (non) scrivo io, potrei lamentarmi di quello che scrivete voi! Insomma, potrei intraprendere la carriera del critico letterario. Ma sapete che figata! Non fai nulla, e critichi quello che fanno gli altri (spesso cacando evidentemente fuori dal vaso, ma, in fondo, chi ti può contraddire? L’autore? Intendo quello morto nel 1799?). Diventi il magico individuo che evidenzia i problemi senza proporre delle soluzioni, ti reincarni finalmente nel perfetto sinistroide che hai sempre voluto diventare!

Bello, bello, questa idea me piasce, me piasce parecchio, devo solo trovare un look adeguato, liberamente aspirato a quello di Cataldi, che, per chi non lo conoscesse, è tipo il Mick Jagger della critica letteraria.

Concludo qui, dopo questo paragone squisitamente cringe, come direbbero i g-g-giovani, e dopo essermi tolta qualche sfizio, ma se non vi piace chiamarli così va bene anche licenza poetica, e promettendovi che avrò insulti pronti per ogni vostro testo, perché da ora sarò questo, un critico letterario, con lo stile dell’immenso Pietro, e l’austerità del ben più noto Anton Ego.

Mal che vada, andrò ad insegnare ginnastica.

L’ironia è un dono per pochi.

È stato un piacioro!