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De Lira

Di Letizia Rigotto

Il problema è che quando vai in giro a dire che ti piace scrivere la gente si aspetta che tu scriva veramente. Ma che fregatura! E vaglielo tu a spiegare che lo scrittore è più un’attitudine che un’occupazione, anche perché ormai di scrittura non ci vive più nessuno tranne quelli come Saviano, ma sotto scorta non mi sembra un buon modo di vivere. E maledetta sta aureola, poteva anche cadere un paio di secoli dopo così almeno a noi restava tutto il divertente della constatazione, e invece ci è rimasta la noia di una realtà che hanno già scritto altri.
E insomma sei lì, che dici a tutti che ti piace scrivere, ed è anche vero, e ti metti davanti ad un foglio ma ti viene solo da disegnare triangolini e cerchietti per vedere se la penna funziona e alla fine finisci col foglio pieno di cazzi e di parole che finiranno su un libro di letteratura non ne hai scritta nemmeno una. Allora dai la colpa agli altri geni del campo che, stronzi, hanno già scritto tutto quello che c’era da scrivere e a te non rimane che farti le pippe sulla tua condizione esistenziale che poi è la stessa per tutti. E allora ti metti a pensare che forse la nostra generazione vale la pena di essere descritta ma poi pensi che hanno già fatto anche quello, perché tutti, anche i pischelli del 1300, pensavano che avrebbero spaccato il mondo o per lo meno di avercelo in pugno, e tutti bevevano e fumavano, e nessuno ha mai fatto nulla di veramente originale da giovane, e alla fine descrivere l’amore come un bruciore nel basso ventre o un’epifania di felicità è la stessa cosa, tanto sempre di un’erezione si sta parlando.
Allora ti rolli una stizza (ovvio che te la rolli, perché lo scrittore è di sinistra, e quelli di sinistra col cazzo che si vanno a comprare le stizze chimiche) e pensi che in fondo in fondo se d’Annunzio è passato alla storia raccontando le sue scopate ce la puoi fare anche tu, solo che tu non scopi accidenti, e allora tanto vale buttarsi a parlare di droga, che quella non serve essere affascinanti o carismatici per prenderla.
Ma alla fine che cosa ci puoi scrivere, alla fine chi sei tu per andare in giro a dire che ti fai le canne quando un sacco di gente se le fa e se lo tiene per sé, e all’improvviso arrivi tu che lo sbandieri in giro chiamandolo “movimento realista” quando invece si potrebbe chiamare “un movimento fra tanti” perché sanno già tutti dove si va a parare.
In fondo scrivere “Mi sentivo così leggero” oppure “La mia mano, guarda la mia mano” non ha nulla di artistico, sei solo tu in preda ai tuoi deliri da tossichello provinciale che pensi che ogni parola sia degna di essere tramandata solo perché viene da te, ma forse è un po’ da egocentrici.
Ma poi pensi ai futuristi e un po’ ti rallegri e un po’ ti incazzi perché, dai, capaci tutti di

                                        Scrivere

Parole

A caso

Su

Un

                                                           Foglio

Magari con qualche

No

                                 No

                                      No

Forse
Ma
Che
Cazzo
Ne
So


E chiamarlo movimento letterario.
Però poi ti incazzi più con te stesso che con loro perché almeno loro sui libri ci stanno e tu l’unica colpa che hai è di essere nato dopo, che se la stessa idea veniva a te o non ti cagava nessuno, ma almeno ci avevi provato, o diventavi accademico d’Italia e a quel punto sì che essere scrittore poteva permettersi di essere solo un’attitudine per te, che tanto ormai la storia l’avevi fatta.
Di Dante ne nasce uno su un miliardo, o meglio, di spaccino come quello di Dante ne trovi uno ogni 1265 anni e forse non hai così tanto tempo, anche se magari se smetti di fumare un paio di anni li recuperi e chissà che non hai un po’ di fortuna e in piazza Primo ti trovi proprio il suo discendente.
Dicevo, sei lì che ti scervelli a immaginare un nuovo universo distopico che non assomigli a quello di 1984, perché tu sei troppo duro per scrivere d’amore e perché il vero scrittore non l’ha mai provato, perché sarà sempre “Avanti un’altra! Io da esteta mi godo la vita!” oppure “La vita è una puttana e ne godrò fino alla nausea!” (ricordati solo che poi devi pagare), quando ti vola una mosca davanti e pensi che se Breaking Bad ci ha fatto una puntata intera forse puoi farlo anche tu, ma che cazzo si può scrivere di una mosca. È lì, vola, non riesce a centrare quella cazzo di finestra aperta e sbam sul vetro, e allora la fissi e cominci a credere in lei, perché in fondo c’ha un casino di occhi, vuoi che non veda una finestra aperta, ma di fatto proprio non la vede, allora spendi quei 35 minuti per aiutarla ad uscire e finito pensi che alla fine potresti diventar uno tipo San Francesco, che ha scritto una cazzo di robetta sulla gang del bosco e si è assicurato un posto in prima fila nel regno dei cieli, e stiamo parlando di uno che chiamava il Sole “fratello” e la Luna “sorella”, quindi in fondo non ci vuole tanto. Cenerentola faceva la stessa cosa, e almeno a lei gli uccellini le rifacevano il letto, perché si tratta di semplice educazione, mentre agli uccellini di San Francesco loro madre una bella alata in faccia non gliel’ha mai assestata, altrimenti sai come volavano questi!
Ma mentre pensi a queste stronzate non hai scritto nemmeno una riga, allora pensi che potresti fumare, perché se Bukowski ha scritto un libro intero da ubriaco figurati cosa puoi fare tu con una bella canna!
Allora te la prepari e mentre fumi ti senti tipo la musichetta di braccio di ferro e ti immagini come Bradley Cooper in Limitless che scrive e scrive e scrive ma alla fine collassi a pensare al pavimento della Cappella Sistina che non si caga nessuno e ammetti che era solo una scusa con te stesso perché volevi fumare, e non hai ancora trovato il discendente dello spaccino di Dante, ed è chiaro che lui se la faccia con Lady Gaga dopo quel film, come cazzo fa la sua tipa a non accorgersene!
E insomma sei collassato e ti culli nell’idea che, sì, due minuti e qualcosa la butto giù, e l’altro ieri ti era venuta un’idea geniale che non assomigliava alla fattoria degli animali ma non te la ricordi perché non te l’eri scritta perché “Tanto non la dimentico, è troppo geniale”, e ti vedi sfumare davanti il premio Strega che sicuro ti avrebbero dato, incoronandoti “Genio precoce della letteratura” a soli 20 anni!
E invece, niente, due ore e neanche una lettera, ma nemmeno un simbolo che possa essere inscrivibile in un qualche alfabeto di una lingua viva, ma anche morta andrebbe bene (aspetta, forse questa cosa assomiglia ad una “mi”) e in più ti sei anche dimenticato la tua idea, e allora vabbè farai domani, intanto esci, e se qualcuno ti chiede che cosa fai puoi sempre rispondere “Scrivo”, che tanto i tuoi deliri non li conosce nessuno.